FAMIGLIE PASINI DI FERRARA E PADOVA

Firenze-Livorno, Primo Riccomi Editore - anno 1896 (prima Ed. 1883)

Discordi sono le opinioni intorno all’origine della famiglia Pasini. Alcuni la vorrebbero derivata dall’antica Roma, altri dalla Germania. - Fatto sta che da’ Colli Erganei si dipartirono le sue principali diramazioni e che in tempi remotissimi viveva un Pasino, il quale diede forse il nome alla famiglia. – In Padova essa fu tra le più considerevoli e fino dal XIV secolo occupò cariche importanti. – Il Gataro fa menzione di Ottonello Pasini uno degli uomini più sapienti e di maggiore gravità di Padova, il quale venne eletto Anziano del comune allorchè morì Francesco il Vecchio da Carrara e la città si resse a popolo.

Nel 1404 narrano le storie padovane che Francesco da Carrara vedendo prossima una guerra coi Veneziani che lusingavano il Signor di Mantova con mille promesse acciocchè entrasse in lega contro di lui e temendo di essere impotente a resistere solo a tanta forza, poichè il Marchese di Ferrara gli aveva negato aiuti, comandò che il 15 agosto di quell’anno si riunisse tutto il popolo nel Prato della Valle di Padova – I cittadini in massa, accorsero armati facendo mostra di divise d’oro e d’argento.

Il Signore di Padova distribuì 5 stendardi ai più valorosi personaggi della città. – Fra questi era Giovan-Alberto dè Pasini splendidamente armato e portante una sopravveste di velluto alle armi della sua Casata, cioè 5 stelle d’argento in campo azzurro. Il Carrarese gli consegnò un Pennone verde colla targa del carro e il cimiero del Saraceno, impresa della famiglia di Carrara e gli disse: - Giovanni, perchè mi fido di te e di Casa tua, ti dò in guardia questo mio stendardo – e lo mandò coi suoi presso il Pozzo sulla Piazza perchè attendesse i di lui ordini e finalmente mandò sotto la bandiera del Saraceno 2800 balestrieri.

Incominciò finalmente la guerra e i Padovani ottennero che il Marchese Nicolò Estense li aiutasse.

Paolo Savelli generale dei Veneziani stava accampato sulla Brenta, dirimpetto al Castello di Limena. – Fece disegno il Signor da Carrara di assalirlo fin dentro l’accampamento e seguito dal Marchese Nicolò, da Francesco da Carrara, dal Conte Manfredo di Barbiano e da Giovanni-Alberto Pasini da lui armato Cavaliere, si slanciò nel campo nemico. La zuffa fu accanita e i Padovani sortirono vincitori. L’anno 1405 dopo la memorabile giornata di Castel-Carro (15 agosto) i Padovani furono improvvisamente assaliti dall’armata di Malatesta Signore di Pesaro e Generale dei Veneziani, così che da questi inseguiti, dovettero ritirarsi fino a Padova per trovare riparo e potere difendere la città.

In tale disfatta Giovanni-Alberto Pasini trovò la morte dei prodi.

Lodovico Pasini nipote del precedente, nato a Padova nel 1475, fu medico assai famoso e professore di filosofia e medicina nella patria università. Acquistò tanta rinomanza che continuamente con ripetute istanze da’ potentati italiani veniva richiesto, ma egli non amava partirsi dallo Stato Veneto. Il Duca d’Urbino Francesco-Maria I della Rovere, generalissimo dell’armi veneziane, prescelse Lodovico fra gli altri medici d’Italia per porgergli le sue cure, ma Lodovico rifiutò i doni di quel Principe, e non volle muoversi dal proprio paese. Finalmente un ordine del Doge lo indusse a partire ed alla sua scienza dovette il Duca d’Urbino una pronta guarigione, talchè pieno di riconoscenza verso il Pasini volle tenerlo presso di sè impiegandolo in onorevoli uffici. Si formò tra Lodovico e l’Urbinate una sì stretta amicizia che quegli non volle più abbandonar questo. La morte del Duca fu causa che Lodovico ritornasse a Padova, ma poco dopo coronato di gloria esso pure moriva il 22 agosto 1557. Egli fu anche illustre archeologo e raccoglitore appassionato di oggetti d’arte. Possedeva una biblioteca ricca di ottimi codici ed una gabinetto di vasi antichi, lucerne, sigilli, quadri, sculture, bronzi ed ogni sorta di peregrini lavori. Lasciò due opere alla stampa che accrebbero la sua fama. Queste sono: De pestilentia Patavina (Patavii 1556 in 8). Liber in quo de thermis patavini ac quibusdam balneis Italiae tractatum. Bernardo-Giorgio Pretore di Padova gli fece in versi latini un onorevole epitaffio.

Ottonello Pasini Cavaliere aurato e Conte Palatino visse pure alla corte di Francesco-Maria Duca d’Urbino. Egli era giureconsulto peritissimo, professore di Gius Canonico nell’Università di Padova ed acquistò tanta fama nell’insegnare e come oratore e come canonista che il Sovrano Pontefice gli conferì onori e privilegi larghissimi e lo inviò in Avignone Giudice dell’Arcivescovo. Adriano VI Papa nel 1522 lo chiamò a Roma ed ivi Ottonello sostenne lodevolmente gravissimi impieghi, cooperò alla riforma di certi abusi della corte papale e a ricondurre l’economia nell’amministrazione, e fu adoperato dal Pontefice onde rappacificare Carlo V e Francesco I.

Ma la prematura morte di Adriano avvenuta nel 1523 obbligò il Pasini a ritirarsi dalla vita pubblica poichè vide che non spirava buon vento per lui alla corte di Roma per aver preso parte troppo attiva nella repressione che fece Adriano VI di vari abusi, e per essere egli a tanti onori salito, temendo l’invidia dei cortigiani.

L’aria della sua patria gli fu salutare.

Francesco-Maria Duca d’Urbino, alla cui corte viveva a quell’epoca Lodovico sullodato, volle Ottonello presso di se onde l’illuminasse coi suoi saggi consigli.

Per la morte di Leone X aveva Francesco-Maria riavuto il suo ducato e postosi a capo della lega contro Carlo V si prevalse del Pasini per l’amministrazione del governo dello stato d’Urbino che Ottonello resse saggiamente. Non solo però in politica, ma ben anco come Generale ricorse l’Urbinate ai consigli del Pasini, però malgrado le di lui prudenti istigazioni non previde nè potè impedire il sacco di Roma.

Finalmente, dopo aver prestati grandi servigi a quel Principe, Ottonello per motivi di salute e dietro consiglio di Lodovico, da lui si accomiatò passando a Venezia dove assai pregato si trattenne alcun tempo insegnando pubblicamente giurisprudenza. Ritornò poi in patria dove morì carico d’anni nel 1581.

Lasciò varie opere legali.

Da un ramo di questa famiglia stabilito in Verona nacque il celebre medico Antonio Pasini di cui fa grandi elogi il Maffei (Verona Illustrata). Egli fu anche poeta di vaglia e ci ha lasciato un poema latino intitolato Ferronia.

Pubblicò alcune note sulla Versione di Discoride del Mattioli che dietro consiglio di Melchiorre Giullandino famoso medico e semplicista nello studio di Padova, tradusse in lingua latina e le stampò poi a Bergamo nel 1591.

La gloria maggiore dei Pasini di Padova è l’aver dato i natali al celebre Abate Giuseppe – che alcuni vogliono nativo di Torino ma che irrefragabili documenti provano esser nato a Padova il 18 ottobre 1687. - Ebbe a maestro di filosofia il Facciolati ed in giovane età venne eletto dal Vescovo di Padova, professore di umane lettere in quel celebre seminario, poscia occupò la cattedra di lingue orientali.

Ebbe in appresso il canonicato d’Este che poi cangiò in altra prebenda del duomo di Padova. Giunse a tal punto la sua rinomanza che nel 1720 Vittorio-Amedeo II Re di Sardegna lo chiamò a professore nell’Università Torinese. Al suo ingresso pronunciò un’orazione intorno alla necessità dello studio delle lingue orientali che fu giudicata di merito uguale a quella del facciolati quando questi ebbe a preludere agli studi del Seminario padovano.

Quell’orazione, in una colla grammatica Linguae Sanctae dedicata al Sovrano, si pubblicò in Padova nel 1721 ed ebbe varie ristampe. Il Re di Sardegna lo nominò suo Consigliere di Stato ed ottenne per lui l’Abbazia di Santa Maria in Montecanisio coll’uso di mitra. Monsignor Pasini non solamente si rese celebre per la sua perizia nelle lingue orientali, ma ben anco per i dottissimi libri coi quali arricchì la repubblica letteraria. Pubblicò: De praecipuis bibliorum linguis et versionibus (1716 in 8°). Dissertationes selectae in Pentateuchum (1722 in 4° 1739 e 1758) Grammatica linguae sanctaé instituto (Patavii 1739). Storia del nuovo testamento (Torino 1749) Codices manuscripti Bibliotecae regiae Taurinensis athenei per linguas digesti et in binas partes distributi ecc. (Taurini 1749, 2 T in fol.) Ma lasua opera più importante è il famoso Dizionario Italiano Latino, che ebbe un grande incontro.

Egli dovette perciò ridurlo a compendio per uso delle scuole e farlo ristampare più volte.

Lasciò manoscritte: Memorie storiche del Regno di Carlo Emanuele III.

Dopo aver condotto vita esemplarissima ed ognora applicata agli studi, l’Abate Pasini morì a Torino nel luglio del 1770 e venne sepolto nella chiesa di Santa Maria degli Angeli come aveva ordinato nel suo testamento.

Dal ramo dei Pasini padovani discendeva Eleonoro Pasini il fondatore della fabbrica dei pannilani di Schio.

Questa città capoluogo nella provincia di Vicenza fin dal XV secolo fu addetta alla manifattura dei pannilani e se non di mediocre importanza andò a poco a poco scadendo. Un patrizio veneto Nicolò Tron abile conoscitore lell’arte della lana migliorò e modificò assai la fabbrica di panni e di tal modo che tornò ad essere questa manifattura la più importante industria della città. Ma dopo il periodo della rivoluzione francese scadde in un deplorevole stato. A Francesco Rossi e ad Eleonoro Pasini si deve il risorgimento, per così dire, della fabbrica dei pannilani oggi la migliore in tutta Italia.

Era Eleonoro dotato di animo retto e di coltissimo ingegno: era di quegli uomini di sentimenti elevati che non veggono nelle opere loro se non la forza del dovere e l’amor patrio, così che non badò a fatiche per ravvivare e mantenere una manifattura che era di somma necessità all’Italia che si vedeva costretta a supplire alla sua mancanza ricorrendo allo straniero. Nel 1818 fondò la fabbrica dei pannilani, ma l’abbandonò poco dopo per ritirarsi soddisfatto di aver contribuito non poco a quel miglioramento. Lavorò dunque non per proprio interesse, che di beni era a profusione dotato, ma condotto dall’amore incessante alla patria.

Eleonoro restò per 40 anni amministratore gratuito della pubblica beneficenza di Schio dove ampliò e migliorò la casa di ricovero, l’ospedale ecc. Infine questa città conserverà sempre glorioso ricordo di quest’ottimo cittadino che fu assai bene ricompensato dai suoi figli avuti da Luisa Berti di antica ed agiata famiglia. Egli morì il 2 marzo 1850.

Se dovessimo dilungarci nel narrare ciò che fecero per l’Italia i due figli di Eleonoro, Lodovico e Valentino Pasini, convertiremmo queste memorie in una storia di atti eroici, di nobile disinteresse, di amor patrio il più puro.

Lodovico Pasini nacque a Schio l’anno 1804. Dedito alle scienze naturali prese ciò nonostante parte attiva con Palevenga Manin Strigelli ed il fratello Valentino per difendere gl’interessi del paese contro le pretensioni straniere per la ferrovia Lombardo-Veneta di cui fu nominato Direttore. Nel 1848 fu eletto Presidente dell’Assemblea Veneta. Ritornato l’antico regime, Lodovico esulò. Rimpatriato visse lontano dai pubblici arringhi dedicandosi allo studio della geologia, ed in frequenti viaggi accumulò numerose collezioni geologiche. Il nuovo Regno d’Italia lo volle Senatore e nel 1867 fu Vice Presidente del Senato. Quando la capitale passò a Firenze Lodovico fu chiamato al Ministero dei Lavori Pubblici sotto la Presidenza di Cambray-Digny. Morì a Schio il 22 maggio 1870.

Valentino Pasini economista ed uomo di Stato nacque a Schio il 23 settembre 1806. Fin dai suoi primi anni manifestò sentimenti patriottici ma non esaltati, sentimenti del cittadino che ama veramente la patria, ne vuole l’indipendenza, rispetta gli altari, onora il re ed osserva le leggi.

Valentino scrisse di diritto e di agricoltura nelle riviste venete, di economia politica nella Biblioteca Italiana. Fu uno dei più operosi con Manin nella famosa lotta per la ferrovia Lombardo-Veneta (1840-46).

Nel 1848-49 fu inviato Ambasciatore a Parigi, a Londra, a Vienna e si mostrò abilissimo diplomatico nelle circostanze più tristi. Dopo aver vissuto qualche tempo in Svizzera ritornò a Torino dove scrisse alcuni regevoli lavori sul credito fondiario. Nel 1857 ebbe un colloquio con l’Arciduca Massimiliano. Destò molto rumore l’opuscolo da lui pubblicato sulla perequazione fondiaria (1858) ed ancora di più le lettere che mandò a Lord Derby. Dopo la pace di Villafranca scrisse parecchie memorie sul Veneto e fu nominato Professore di diritto costituzionale nell’Istituto di perfezionamento a Firenze. Dal 1860 fu Deputato al Parlamento, ed ivi si distinse come oratore e relatore nelle cose di finanza. Egli morì a Torino il 4 aprile 1864. Le salme di Lodovico e Valentino Pasini il 15 dicembre 1880 vennero trasportate solennemente nel cimitero di Vicenza da Torino e da Schio a spese del figlio di Valentino Dott. Eleonoro. La cerimonia fu splendida. Intervennero tutte le Autorità e parecchi Deputati. Folla immensa. Il Prefetto si associò alla commemorazione a nome del Governo. Dietro il convoglio sventolava la bandiera del comune di Venezia portata dal Cav. Andreasi accompagnato dall’assessore Tornulli.

L’illustre pubblicista Ruggero Bonghi fin dal 1878 diede alle stampe un grosso volume intitolato: La vita e i tempi di Valentino Pasini.

Il Dott. Eleonoro Pasini abita Vicenza e Villa d’Arcugnano ove grati ricordi lo trattengono. Là visse Valentino Pasini dal 1854 al 1858 ritirato dai politici arringhi.

Il vasto e sontuoso palazzo di Arcugnano di architettura palladiana fu disegnato da Bertotti-Scamozzi, ed è circondato da grandi cancellate.

Sita fra amene colline nel punto più pittoresco del luogo è la più bella villeggiatura dei dintorni.

Dal ramo principale dei Pasini se ne staccarono altri dei cuali alcuni tuttora si mantengono, e vene ha che continuano lo splendore avido e sono insigniti di titoli nobiliari, e ve ne ha ben anche in modesta condizione. Fra essi i più importanti sono quello di Ferrara di cui parleremo, quello di Verona al quale appartiene il medico Antonio, di cui più sopra; quello di Zara detto anche Pasinich, diviso in più rami, uno dei quali detto Marchi-Pasini, stabilito in Dalmazia verso il 1400. Nel Giebmachers Wappenbuch (Nuremberg 1854) si fa menzione di Simeone Pasini da Zara che nel 1609 fu studente di diritto a Padova ove fece dipingere il suo stemma nella gran sala dell’Università. Nel 1687 Antonio Pasini era impiegato della Camera dei conti a Zara. I Pasini di Zara vengono anche nominati in una notizia intorno alla Nobiltà di Nona conservata nell’Archivio governativo di Zara dal 1656 al 1789.

Altre famiglie Pasini godettero la nobiltà di Siena, di Aci Reale, di Modena, di Treviso, di Casale Monferrato, ed un nobile Lodovico Pasini di quest’ultima città nel 1603 chiedeva la cittadinanza ferrarese al Giudice dei Savi di Ferrara, ciò che fa supporre che i di lui antenati da questa città fossero originari.

La famiglia Pasini di Ferrara ha per stipite un Giovanni Pasini Notaio padovano che fu consigliere del Marchese Nicolò III durante un viaggio di questo (1393) e la reggenza di Francesco Novello da Carrara Signore di Padova (Delayto, Annales Estenses, T. VIII, Rer. It. Del Muratori). Egli si trovava ascritto alla cittadinanza ferrarese come lo prova l’elenco dei Consiglieri del comune di Ferrara di detto anno << Principj mensis februarj dicti anni 1393 factus fuit secundum ordinem permutari Consiliariorium livium et surrogati fuerunt pro futuro bimestri hi sex cives videlicet, (seguono i nomi) et subsequentes in prima Iunj videlicet, Iohannes Pasinus notarius etc. >> Da questo Giovanni nacque un Pasino notaio egli pure, professione a quei tempi nobilissima ed esercitata da nobili. Da Pasini, nacquero Sigismondo, Pellegrino e Pasina la quale si fece monaca francescana sotto la regola di S. Chiara nel Monastero del Corpus Domini di Ferrara di cui essa fu una delle fondatrici e compagna di S. Caterina Vegri. In un documento del 6 ottobre 1434 (Scalabrini, Chiese di Ferrara) viene ricordata Suor Pasini da Ferrara.

Pellegrino Pasini, per la sua corpulenza soprannominato il Pigoccinonacque a principii del XV secolo e fin da fanciullo godette gli onori di Corte e fu paggio del Marchese Niccolò III, ciò che addimostra la considerazione di cui godeva in Ferrara la sua famiglia. Egli venne allevato assieme al Principe Borso d’Este, seppe cattivarsene l’animo, e ne divise le sorti.

Eletto Borso Marchese di Ferrara, Pellegrino fu nominato suo primo compagno, poi Consigliere Ducale quando Federigo III invittissimo Imperatore nel 1452 eresse in Ducato Modena e Reggio.

In tutti gli storici ferraresi si trova la descrizione delle magnifiche feste che si celebrarono in Ferrara in tale occasione. Alla cerimonia intervennero molti Principi e Duchi italiani e stranieri. L’Imperatore concedette molte grazie e privilegi ai nobili ferraresi. I Ferraresi privilegiati furono sei, e fra essi il nostro Pellegrino. Federigo III lo armò Cavaliere e gli concedette un esteso diploma in pergamena con sigillo di piombo e in data 18 maggio 1452 pel quale conferisce a tutt’i membri della famiglia Pasini il Cavalierato del Santo Romano Impero e a Pellegrino particolarmente il titolo di Conte Palatino con facoltà di legittimare bastardi, di creare notai e di usare nello stemma l’aquila nera da una sola testa in campo d’oro.

Pellegrino occupò dunque alla corte ducale uno dei posti più eminenti, ed infatti la maggior parte degli storici ferraresi lo chiamano gran favorito, favoritissimo, ecc. Di Borso Duca, e fra gli altri il Maresta (Famiglie illustri di Ferrara, T. I, p 222.) così ne parla: Pellegrino Pasini come attesta Ugo Caleffini fu uno dei maggiori favoriti che già in quel tempo avesse quel principe (Borso) perciò non solo lo fece cavaliere (sic) et li diede sempre le prime et più honorate cariche in corte ma gli fece fabbricare ancora tre palazzi nuovi; uno in Ferrara da S. Domenico, che fu poi della nobilissima famiglia Roverelli, ora dei Signori Marchesi Bentivoglio, et duoi fori città tra’ quali quello di Zenzalino che fu poi dei Signori Trotti et lo donò aggiunto a questo per il valore di cento cinquanta mila scudi, e il Caleffini nella sua Chronaca della casa d’Este pubblicata nel Vol. II degli atti e memorie di Storia Patria di Modena dice parlando dei regali fatti dal Duca Borso ai suoi cortigiani;

A Misser Peregrino di Pasin

Un palazo et cinque possession a Cenzalin

Cum Case et tere et possession al Quartero

El palazo in Ferrara et molto altero

Vale XVI mila Ducati d’oro

E la nota: Ebbe in corte di Borso titolo di Ducal Compagno.

Pellegrino prima di diventare Consigliere di Stato era infatti 1° Compagno, ossia primo gentiluomo di Camera del Marchese Borso Estense.

Questi nel 1449 fece costruire un magnifico palazzo e gliel donò. Gli diede ancora le tenute feudali di Zenzalino e del Quartiere con titolo di Contea. Pellegrino possedette inoltre La Pasina, tenuta importante, con castello ecc. Ora dei Signori Conti Gulinelli.

Il palazzo Pasini che dagli eredi di Pellegrino venne poi venduto ai Riverelli che lo alienarono ai Marchesi Bentivoglio d’Aragona, conserva ancora la sua facciata antica sulla piazza di San Domenico, mentre l’altra facciatasulla via della Rotta venne ornata con marmi e sculture dal Marchese Cornelio Bentivoglio.

In questo palazzo, riporta il Diario ferrarese (T. XXIV de rerum del Muratori), venne splendidamente alloggiato da Pellegrino Pasini, il Cardinale Orsini che nel 1454 accompagnò a Ferrara il Pontefice Pio II.

Pellegrino contrasse matrimonio colla Nobile Violante Bevilacqua del Conte Cristian Francesco che nel 1430 da Verona trapiantò la sua nobilissima famiglia in Ferrara per le sue nozze con una donzella ferrarese Lucia degli Ariosti. Violante morì in età giovanile lasciando una figlia di nome Maria. Passò Pellegrino a seconde nozze, e nel 1469 sposò Parisina Ariosti di Aldobrandino da cui non ebbe prole. L’instrumento dotale di lei fu stipulato il 31 maggio 1469 (Rogito Giovanni Brusantini). Per questi due matrimoni si trovò Pellegrino imparentato colla più alta nobiltà italiana e ciò che è più invidiabile s’imparentò due volte col sommo Ludovico Ariosto come meglio si vedrà dalla seguente tavola:

 

                       
       

Bonifacio Ariosti - 1320

       
                       
                       

Iacopo

           

Paolo

   
                       

Bonifacio

           

Colò

   
                       

Rinaldo

           

Folco

   
                       

Bonifacio

                   
           

Rinaldo

Aldobrandino

   

Lucia sp: Co. Cristian Franc. Bevilacqua

             
           

Nicolò

Parisina sp: Co Pellegrino Pasini

Violante Bevilacqua sp: Co Pellegrino Pasini

             
           

Lodovico

       
                       

 

Pellegrino Pasini morì in Ferrara nel 1471 e venne tumulato nel sepolcro gentilizio dei Pasini in San Domenico. Egli non lasciò che un’unica figlia la Contessa Maria nata dalla Bevilacqua la quale venne dal Duca Borso sposata al Cavalier Sigismondo della nobilissima famiglie dei Conti Bonlei discesi dai Bouillon di Francia, ed estinti nel presente secolo. Ecco quanto dice intorno a questo matrimonio il ferrarese Maresta (Teatro delle famiglie illustri di Ferrara I, p, 222). Prese costui (pellegrino) per moglie la figlia di Cristian Francesco Bevilacqua principalissimo Cavaliere di Ferrara da quali nata un figluola, il Duca con buonissima dote la maritò al detto Sigismondo (Bonlei) che però chi riguarda al desiderio che il Duca haveva della grandezza del Pasini, scorgerà anche la stima che faceva di questo Sigismondo et il stato in che allora si ritrovava la famiglia Bonlei valendosene il Duca per fondamento di quel suo ardente desiderio. Con questa Pasina essendo vissuto Sigismondo molto tempo senza havere già mai da essa figliuoli lasciò questa patria per guadagnarsi quella dei Cieli.

Questo brano del Maresta ci conferma l’importanza della famiglia Pasini in quell’epoca, poichè egli come prova dalla ragguardevolezza di posizione del Bonlei, adduce il suo matrimonio con una Pasini.

La Contessa Maria è ricordata dal Diario ferrarese (de rerum It. Del Muratori, T. XXIV) nella descrizione del gran ballo che nella notte del 17 gennaio 1473, il Duca ErcoleI diede si può dire in onore di Maria poichè con essa sola danzò.

Un antico stemma che senza dubbio appartiene a Maria si vedeva inquartato nella seguente maniera.

Al 1° quartiere partito di Ariosti e Sanvitale, al 2° degli Scaligeri, al 3° dei Bevilacqua, al 4° dei Bondei, sul tutto dei Pasini alludente al matrimonio e al parentato di Maria.

I Pasini di Ferrara si trovarono in varie epoche imparentati fino al 3° grado anche colle illustre famiglie Sanseverino, Pallavicino, Riccini, Montanari, Paulucci de’ Calboli, Sacrati, Nicolai, Orlandini, Belli, Rossi, Salimbeni, Gualandi, Contrarj Estense, Bentivoglio, Varano, Castelbarco, Collalto, Obizi, Gozzadini, ecc.

Da Sigismondo Pasini discese un altro Sigismondo che fu distinto pittore ed appartenne all’accademia di San Luca di Roma; gli fu sposa la nobile Lucrezia Sacrati dei Conti di San Valentino figlia del celebre Giureconsulto Laomedonte Sacrati di una delle più nobili ed antiche case di Ferrara.

Lucrezia Sacrati Pasini testò il 10 febbraio 1555 (Rogito Bonaventura Negrini). Figlio suo fu Giambattista Pasini da cui nacque un altro Sigismondo, vivente quando i Pontificii s’impadronirono di Ferrara (1598)

Messer Gianmaria Pasini di Sigismondo I ebbe un figlio.

Giambattista si trovò nominato in un rogito del 1520 (Rog. Diodato Bellaia).

Sigismondo III Pasini dopo lo devoluzione dello stato visse lontano dalla cosa pubblica, non avendo potuto per cagioni di famiglia regnare il Duca Cesare a Modena.

La di lui famiglia si divise in due rami uno dei quali si estinse nel passato secolo nella Nobile famiglia Belli di Forlì, l’altro per poco tempo espatriato fece poi ritorno a Ferrara.

Il Cittadella (Notize storiche ecc. Di Ferrara) riporta l’autorità dell’illustre Cantù (Storie degli Italiani) che un Pasini ferrarese nel 1550 fortificò Sedan. Non abbiamo memoria di questo Pasini che nel Cantù vien detto italiano ma non ferrarese.

Vi fu in Ferrara un architetto chiamato M. Girolamo che nel 1503 diresse l’erezione del gran palazzo di Lodovico Sforza (poi Constabili) nella via della Ghiaia. – Ora questo Girolamo venne da alcuni creduto un Pasini perchè in vari documenti è chiamato Maestro Gerolamo del quondam Pasino. Ma due rogiti del 1503 vengono a schiarire la questione; in uno di essi Hieronymus appare, filius quondam Paxini de Gregorio de contracta S. Romani civeet magnano ferr., ed in un altro Hieronymus de Gregorio f.q. Mag. Paxini Magnani et civis ferr. De contr. S. Romani.

Dai quali chiaramente si rileva che il cognome di Girolamo e di Maestro Pasino, Magnano, suo padre era De Gregorio e non Pasini.

E a quei tempi il nome Pasino era comune in tutta Italia. Infatti troviamo un Pasino de’ Grifi podestà di Padova nel 1327. Un Pasino dei Picenardi viveva in Cremona nel 1380. Un altro Pasino de’ Picenardi viveva nel 1400 ed un terzo Pasino Picenardi viveva nel 1431. A Portomaggiore nella provincia di Ferrara, esiste una famiglia civile e benestante del cognome Pasini il di cui rappresentante è sposo di una Del Buono figlia di un Generale Napoletano. Questi Pasini si dicono parenti dei Pasini di Ferrara e probabilmente ne hanno comune lo stipite.

La famiglia Pasini si mantenne in fiore fino che le vicende politiche e gli sconvolgimenti d’Italia sul finir del passato ed a principii del presente secolonon la fecero cadere in una modesta ma sempre onorata condizione.

L’onestà fu un feudo per gran pezza ereditario nei Pasini, e questo feudo andò raramente disgiunto dal patrimonio della virtù.

Verso la metà del passato secolo Mariano Pasini prese servizio nelle truppe pontifice.

Nel 1799 allorchè i francesi vennero in Italia, Mariano si mise alla testa dei volontari che si opposero all’invasione straniera e che lo proclamarono generale. Con eroico coraggio comandò il Pasini l’insurrezione della Romagna fino all’arrivo degli Imperiali capitanati dal Generale Klenau il quale diede contro al Governo Austriaco della valorosa condotta del Pasini che si ebbe riconferma dei suoi titoli e nuove onorificenze.

Di ritorno i Francesi nel 1801, i patriotti italiani da quegli usurpatori chiamati briganti, nulla poterono contro la forza, e dopo onorevoli fatti d’arme dovettero emigrare o nascondersi per avere salva la testa.

Che valeva un pugno di prodi contro un esercito formidabile composto di uomini che nè contro il delitto nè di fronte alla giustizia avevano indietreggiato?

Il Generale Pasini non sopravvisse che poco tempo al trionfo delle armi francesi. Strano a dirsi! Due suoi nipoti abbandonarono il tetto paterno per seguire quegli che fu l’arbitrio delle sorti di Europa.

Dessi furono Luigi e Giuseppe Pasini figli di Giovanni-Cristoforo Pasini possidente e di Anna-Maria de’ Niccolai. Ma quì non possiamo a meno parlare di questa santa donna che se per nascita apparteneva alla distinta famiglia di Monsignor Nicolò Nicolai essa fu congiunta in matrimonio ad un Pasini ed è bisavola dei membri viventi di questa famiglia.

La venerabile Anna Nicolai Pasini di mirabile virtù adorna nacque nel 1755 e fin da fanciulla addimostrò un’indole ed un carattere veramente angelici. Nel 1775, ventenne, passava a nozze, e nel suo nuovo stato si faceva degna non dell’amore ma dell’ammirazione del marito. Essa impiegava molte ore del giorno in pratiche religiose ed assidua alla Chiesa non era dalle altre distinta che per la sua concentrazione in fervorosa preghiera.

Anna fu di quelle anime benedette prescelte da Dio per essere gli angeli custodi delle famiglie e servire allo stesso tempo di esempio alla corrotta società.

La sua elemosina era veramente evangelica, nascondeva il beneficio in modo che solamente poteva supporsi essere Ella la benefattrice.

Quanti erano i poveri a tutti prestava soccorsi e quando la sua carità inesauribile non bastava a soccorrere tante miserie, vi suppliva la sua fede ardente e pregava Iddio con tal raccoglimento che le sue preci venivano esaudite. E di questo, cento prove potremmo addurre ma basterà una sola per addimostrare quanta parzialità avesse Iddio per quest’anima eletta.

Da lungo tempo sofferente della vista il fanciullino Luigi primogenito di Anna dai medici veniva dichiarato incurabile sebbene il coraggio mancasse loro di annunciare all’affitta madre la tremenda disgrazia e così che essa di speranze viveva.

S’appressava la festa del glorioso San Francesco di Paola e la pa matrona incominciò una novena in onore del Santo.

Il giorno 2 aprile festa di questo protettore, Anna condusse seco il figliuoletto alla S. Messa. La Chiesa riboccava di gente, mille luci scintillavano, l’organo innondava di melodiose note la navata del coro. Il sagrificio della Messa incominciò mentre la folla genuflessa in silenzioso raccoglimento assisteva.

Tutt’ad un tratto un grido infantile fece balzare il cuore della povera madre. Il piccolo Luigi alzava le mani al cielo scuotendo l’aria. I bei lumini mamma! Esclamò esso, I bei lumini!. Il santo aveva interceduto per la pia donna, Luigi aveva ricuperata la vista!

Questo Luigi fu lo stesso cheventenne appena assieme al fratello Giuseppe di lui poco minore, abbandonò il tetto paterno per seguire Napoleone, e di cui più avanti parleremo. Luigi valoroso soldato, ma uomo di fede ardente ricordava sempre questo miracolo e nel suo testamento olografo conservato dalla famiglia così ne parla: 4° non voglio che dopo la mia morte, mi si faccia alcuna pompa funebre, solo desidero essere sepolto coll’abito dei vecchi della religione di S. Francesco di Paola che fu sempre mio santo protettore e da cui ricevetti un miracolo nell’età di anni 3 ridandomi la vista perduta.

La famiglia Pasini ha sempre avuto come protettrice l’Immacolata Concezione della B.V. come ne fa fede lo stesso testamento: Si fanno celebrare davanti all’immagine della S.S. Immacolata 10 messe annue nella chiesa di S. Andrea, 20 in quella dei Padri Cappuccini etc. etc.

Colla partenza dei figli di Anna sotto le bandiere francesi, Iddio volle provare di nuovo la misera donna, ed essa pensando ai figli assenti, in quel momento forse feriti, forse morti, nella religione trovava la forza di riempire l’espansione del suo dolore, e con serenità ammirabile e facendo mostra non solo di un cuore grande e di una pietà evangelica ma di coraggio virile, in quei tempi di soqquadro e di guerre visitava le ambulanze, gli ospedali, assisteva e curava i feriti e soleva dire: Voglia Iddio che i miei figli trovino chi li assista come faccio io a questi loro fratelli.

Finalmente l’angelo della pace stese momentaneamente le sue ali sopra l’Italia: non si parlava che di vittorie e di trionfi, non più lagrime e lutto, ma feste e gozzoviglie per ogni dove; così anche la casa Pasini venne rallegrata per l’arrivo del giovane Luigi capitano e decorato al valor militare. Suo fratello Giuseppe ferito gravemente in una gamba nella campagna di Spagna, semplice uffiziale e decorato, ritornò anche a Ferrara ed ottenne un posto nell’amministrazione militare.

Anna avava troppo sofferto, così che non sopravvisse alla nuova partenza del figlio. Essa venne colta da improvviso malore, mentre assisteva gli ammorbati dell’Arcispedale di Ferrara; la sua famiglia giunse appena in tempo di accogliere i suoi ultimi sospiri. Anna trovò una morte veramente gloriosa nell’adempimento della più nobile delle virtù: la carità cristiana. La famiglia Pasini celebra la festa di questa venerabile il 19 dicembre. Morì essa il 19 dicembre 1808.

Anna Nicolai Pasini venne sepolta nella chiesa di S. Carlo Borromeo presso l’altare di S. Anna. La famiglia Pasini già da tempo pensa d’inalzare un monumento alla memoria di quella beata che non è certamente indegna degli onori dell’altare.

Anna lasciò tre maschi e tre femmine delle quali Maria accasata nel Nobile Lodovico Armari, casa antichissima ferrarese; Maria Teresa sposò in Poli e Maria Anna in Cirelli, tutte famiglie distinte di Ferrara.

Luigi Pasini nacque in Ferrara nel 1779. Dotato di sentimenti patriottici si lasciò facilmente allucinare dalle promesse di Bonaparte, Ferrara venne da questi dichiarata città di conquista. Mandò dapprima chi con buone truppe ne prese il possesso, poscia andò egli stesso e fu ricevuto dai Ferraresi con strepitosa esultanza, ma qui conviene ricordare l’ipotesi di Lutezio: Primos in orbe Deos fecit timor etc.! Il francese qual nuovo Nabuccodonosor, dalla plebe, dai paurosi e dagli illusi venne incensato. La politica dello straniero fu astuta assai, solleticò le mentivivaci e senza esperienza. Noi veniamo a spezzare le vostre catene disse, ed in petto aggiunse: per caricarcene di più pesanti.

Non pochi furono i giovani che lasciaron patria e parenti per seguire il conquistatore.

Fra questi fu Luigi, giovane di gran cuore, di bell’animo, e di generosi sentimenti. Fin dai primi tempi si fece notare per il suo valore sul campo di battaglia. Seguì Napoleone in Germania ed in Russia. A Zesia Austerlitz, Wagram, fece prodigi di valore. In 7 campagne combattute sotto Napoleone ed al suo fianco, essendo Luigi capitano della Guardia Imperiale, fu decorato per ben tre volte dalla mano intessa dell’imperatore che gli conferiva le Croci di Cavaliere della Legion d’Onore e della Corona di Ferro.

Rimpatriato, Luigi visse alcun tempo privatamente. Dopo la morte di Napoleone, si stabilì in Roma dove venne aggregato allo stato maggiore pontificio col grado di maggiore, ed in varie circostanze venne dal Pontefice insignito di Ordini cavallereschi e di medaglie d’onore.

Nel 1838 il Cav. Pasini fu uno di quelli che andarono a Milano inviati dal governo pontificio per assistere all’incoronazione dell’imperatore Ferdinando I.

Egli aveva sposato la nobile Chiara Bracucci dalla quale ebbe 4 figli.

Achille, di cui parleremo.

Luigia e Giuseppina gemelle; quest’ultima sposa del nobil’uomo Cav. Avv. Giuseppe Marchetti di Roa, morta il 17 gennaio 1878.

Luigia morta nubile nel 1878.

Anna Pasini sposò il nobile Avv. Marcello di illustre famiglia originaria di Venezia.

Achille Pasini nato nel 1827 a Roma si lasciò invaghire delle idee del secolo e a 21 anni da Roma passava nel Veneto colla legiona Gallieno.

A 22 anni, uffiziale, combatteva a Velletri ed a Roma. Nell’aprile 1849 riparò in Francia e poi in Ispagna, poichè le sue idee non gli permettevano di rimanere in Italia. Bisogna però premettere che quest’uomo non fu di quelli che operarono di mala fede, poichè egli amava veramente la patria e ne voleva la grandezza e l’indipendenza. Nel 1859 egli è di nuovo in Italia fra i cacciatori delle alpi, rinunzia gradi e titoli dal governo provvisorio.Nel 1860 prende parte alla spedizione dei volontari nel mezzodì d’Italia. Nel 1867 cadde ferito a Mentana, rinunzia di nuovo gradi ed onorificenze, poichè come scriveva un suo amico: Achille alla patria diede sempre tutto e non volle mai nulla. Trovavasi a Foggia allorchè colto da pleurite il giugno 1880 andò a Napoli onde curarsi, ma il male incalzava, ed il 14 luglio alle ore 4 pom. Moriva a Napoli ove veniva sepolto nel cimitero di Poggio Reale. Dal letto di dolore egli scriveva ad un suo amico: “Ogni capitale da i suoi frutti: il capitale di mezzo secolo di patimenti e di affizioni di ogni sorta non può produrre che dolori morali e malattie gravi e profonde: presente a me stesso e sempre buon soldato, attendo tranquillamente la mia ora di riposo”. La sua biografia inserita nei principali giornali d’Italia, portava per titolo: Un eroe dei tempi nostri. Egli morì celibe.

Filippo Pasini fratello del Cav. Luigi, nato in Ferrara il 26 maggio 1792. Giovinetto ancora non perdonò fatiche per istruirsi, e sembrava avesse solo rivolta la mente a far copia di cognizioni onde essere di decoro e utilità alla patria.

Filippo fu uno di quegli uomini avventurati che sortirono un animo temprato a tutto ciò che è nobile e bello, il cui pensiero è elevato, l’affetto profondo, la vita amore e virtù. La vita del Pasini fu tutta per la sua famiglia; però se ivi era tutto il suo mondo, in cima a questo poneva il figlio. L’amava illimitatamente, lo avviò nella bella e fiorita arte musicale a ciu l’invitava la vocazione del genio. Lo mandava quindi a Roma ed a Napoli ove i rinomati maestri Mercadante, Puzzone, Basili resero il figlio quale lo aveva voluto il padre.

Filippo Pasini era appassionato fin da fanciullo per le arti belle; diedesi perciò cura di raccogliere le migliori pitture degl’italiani pennelli e capi lavori di ogni genere. Egli aveva in Roma presso il fratello una sontuosa galleria di quadri alla quale aggiunse un gabinetto di vari pregevoli oggetti d’arte e non erro in dire che la Collezione Pasiniana primeggiò in una Roma imperocchè se tale non l’avessero considerata e Sovrani di Europa e Cardinali e Principi e Ambasciatori non l’avrebbero personalmente visitata.

Filippo ritrovò l’arte del Niello che dai tempi di Benvenuto Cellini erasi perduta in Italia. E si fu allora che chamati l’incisore Vignocchi e l’orefice Badalini, artisti di merito ferraresi, perchè sotto la di lui direzione si accingessero al alvoro, fece eseguire i ritratti di due carissime figlie, Geltrude e Marianna. Fece quindi niellare una Pace che umiliò al Sovrano Pontefice.

Gregorio XVI trovò la scoperta del Pasini un bel fatto nella storia dell’arte, ed ammirando il suo ingegno destinavagli in ricompensa la croce dell’ordine di S. Gregorio Magno.

Egli fu amico carissimo del Celebre Leopoldo Cicognara e di altri personaggi eminenti per pensiero sociale e per dottrina, quali; Freeborn, Lord Ingram, Camuccini, i Principi Torlonia ed Odescalchi, i Cardinali Fesh e Lambruschini ecc.

Anima generosa, cuor magnanimo, Filippo profuse le sue beneficenze non solo sopra i congiunti ma ben anche sopra gli estranei.

Non è quindi meraviglia se il fine di sua mortal carriera fu quello del giusto.

Morì nella sera del 2 gennaio 1854.

Intorno alla di lui vita scrissero a lungo D. Gaetano Cavallini, l’Avvocato Balboni, l’Avv. Cav. Tamburini.

Filippo venne sepolto nel cimitero comunale di Ferrara nel sepolcro della sua famiglia di cui si legge la seguente iscrizione:

 

2 GENNAIO 1854

_________

QUI SONO LE ONORATE SPOGLIE DI

FILIPPO PASINI

PADRE AMOROSISSIMO – CITTADINO ESEMPLARE

ARCHEOLOGO DISTINTO

CHE NELLA CULTURA DELLA MENTE

UNIVA LE PIU RARE DOTI DEL CUORE

COME EGLI VISSE UNA VITA D’AMORE

GODRA’

DEL MERITATO PREMIO

CHE SPETTA AI GIUSTI

----

LA CONSORTE MARIA

ED I FIGLI TIMOTEO E ADELAIDE

INCONSOLABILI DI TANTA PERDITA

QUESTA MEMORIA POSERO

R. I. P.

 

Egli ebbe dalla moglie Maria Castellani di agiata e civile famiglia 14 figli dei quali 10 morti d’infanzia.

Geltrude nata nel 1814 morta nel 1837 entrò in casa Bonetti famiglia civile ferrarese.

Adelaide sposò Antonio Barbieri Nagliati di antica e rispettabile famiglia eredi per femmina della casa Nagliati della quale un ramo ebbe il titolo Marchionale nella persona di Don Giovanni sposo della Duchessa Livia Lante della Rovere.

Il Cav. Timoteo-Gaetano Pasini 12° figlio del Cav. Filippo oggi rappresentante il ramo dei Pasini di Ferrara, si trova attualmente a Buenos Ayres nell’America del Sud. Di lui pubblicaron biografie parecchi giornali. Da alcuni autori rinomati, fra i quali il Fetis Histories des Musiciens celebres e ultimamente il Masutto, togliami i seguenti cenni già pubblicati nella Gazzetta Ferrarese del 19 agosto 1884 e nel Mundo Artistico di Buenos Ayres.

“ Timoteo Pasini nacque nella storica città di Ferrara il 7 agosto 1830 da una famiglia antica e rispettabile.

I suoi genitori furono il Cav. Filippo Pasini e Maria Castellani.

Fin dai più teneri anni manifestò grande propensione all’arte musicale.

Fanciullo di sei anni cominciò a studiare il piano sotto la direzione del celebre Maestro Cav. Lodi ed a nove anni accompagnava coll’organo e suonava i partimenti o bassi numerati del Padre Mattei avendo studiato l’intavolatura ed i principii di armonia del suo precettore il Rev. Padre Zagagnoni discepolo del celebre Padre Martini.

Filippo Pasini vedendo che la precocità di suo figlio gli faceva concepire le più belle speranze non titubò di mandarlo a Roma presso suo zio il Cav. Luigi Pasini che occupava allora un grado elevato nell’esercito e colà sotto la direzione dell’illustre Basily completò il corso di contrappunto e scrisse fughe e canoni a quattro e ad otto voci nel frattanto che apprendeva l’arte del violino del famoso Prof. Rossi. A quattordici anni passò coll’onorevole qualifica di Maestrino nel Reale Collegio di S. Pietro a Majella di Napoli ove studiò da Ruggi, Conti, Parisi ecc. E privatamente prese lezioni dal gran Mercadante e dal rinnomato Maestro Puzzone che vive tuttora, Maestro di contrappunto nel medesimo Real Collegio e che fu per lo spazio di 20 anni concertatore e direttore al San Carlo di Napoli.

A 18 anni Pasini cominciò lo studio del canto sotto i celebri Crescentini e Florimo e continuò quello del piano sotto Lillo, Coop prendendo in pari tempo consigli da Thalberg.

In quell’epoca il Pasini musicò un libretto del poeta Boari, Imelda de’Lambertazzi, e al suo ritorno in patria fece rappresentare quest’opera con grande successo e da Ferrara venne riprodotta sui teatri di Reggio d’Emilia e di Iesi con non dissimile accoglienza. Ciò animò il giovane compositore a scrivere una seconda opera Giovanna Grey ch’ebbe un esito ancor più brillante come attestano numerosi giornali e parecchi pubblicati in quell’occasione. Dopo, per cause particolari e di famiglia la carriera artistica del Pasini fu per così dire troncata e gli fu giocoforza per ragioni economiche di rinunziare ai sogni di gloria e dedicarsi a trarre profitto dall’arte che possedeva per ornamento.

Per vari anni fu concertatore del Teatro Comunale di Ferrara, direttore dell’Accademia Filarmonica poi Direttore del Conservatorio di detta città. Fu pure nominato professore nel Reale Collegio di S. Pietro a Maiella di Napoli però rinunziò, come pure rifiutò le offerte spontanee che gli fecero pel posto di concertatore e direttore dei teatri Apollo ed Argentina di Roma.

Nel 1874 Pasini chiamato a Montevideo alla direzione del Teatro Solis e a quella di un progetto gran Liceo di Musica (che non si realizzò) si portò colla famiglia a quella capitale donde con rammarico generale (si veda l’intiera stampa Montevideana del Settembre 1881) in causa della pessima condizione di quel paese, straziato dalle lotte politiche, passò a Buenos Ayres ove attualmente risiede.

Il Cav. Pasini è menbro d’Onore dell’Accademia Pontificia di Santa Cecilia di Roma, di quella Reale di Bologna, di Ferrara, Arezzo, Pesaro ecc. Ed in varie occasioni ricevette onorificenze tributate al suo merito artistico. I celebri Vaccai, Peri, Mariani, Marchetti, Gomes, Pedrotti, Petrella, Lauro Rossi, Bottesini, Sivori, Marini, De Giosa, Seghicelli ed altri mantennero amichevoli relazioni col Pasini ed ebbero di lui favorevolissima opinione manifestandogli le loro simpatie in varie occasioni e nelle loro corrispondenze.

Oltre le opere summenzionate, scrisse e pubblicò varie cantate, inni, romanze, duetti, due messe, un’altra messa di requiem, un Deprofundis, uno Stabat ecc. Gli editori Ricordi e Lucca di Milano, Salafia di Palermo, Gian Marini di Padova, Gamboggi e Ledue di Parigi, Rodriguez e Hartmann di Buenos Ayres ed altri pubblicarono varie sue composizioni.

Il Cav. Pasini sposò in prime nozze la Nobile Adele Cagnoli figlia del celebre poeta reggiano Agostino Cagnoli guardia nobile di S.A.R. il Duca di Modena Francesco IV, e della Marchesa Matilde Paolucci dei Calboli. Da questo matrimonio nacque un figlio Ferruccio che morì fanciullo. Nel sepolcro dei Pasini nel cimitero comunale di Ferrara vi ha la seguente memoria:

 

D. O. M.

ADELE CAGNOLI PASINI

DEGNA FIGLIA DELL’ILLUSTRE POETA REGGIANO

AGOSTINO CAGNOLI

BUONA, AVVENENTE, COLTA, AMOROSA

CARA AD OGNUNO CHE LA CONOBBE

DELIZIA DELL’AMATO SUO SPOSO

DIO LA DONAVA ALLA TERRA

PER ESEMPIO DI VIRTU’

E LA RICHIAMAVA FRA GLI ELETTI SUOI

IL 4 LUGLIO 1857

IN ETA’ APPENA QUINTILUSTRE

----

OH! ANIMA BENEDETTA

VEGLIA DAL CIELO SUL TUO TIMOTEO

CHE TANTO AMASTI

E CHE MAI CESSERà DI TENERAMENTE RICORDARTI

----

R. I. P.

 

Timoteo sposò in seconde nozze la nobile Antonietta-Adele Passega figlia primogenita dell’Avv. Antonio Passega e di Gioconda Vallini di Ferrara. Essa è pronipote dell’illustre matematico Luigi Passega Cavaliere Aurato e Conte Palatino.

Da quest’unione nacquero due figli: Imelda morta in tenera età e Ferruccio vivente. Questi è insignito di varie medaglie d’onore ed ordini cavallereschi ed è membro delle Imperiali e Reali Accademie Araldiche di Vienna, Berlino e Pisa; del Consiglio Araldico di Francia, della Deputazione di storia patria ferrarese e di altre società scientifiche Italiane e straniere.

Lo stemma antico della famiglia Pasini proprio del ramo di Padova consiste in 5 stelle d’argento in campo azzurro.

Lo stemma moderno dei Pasini di Ferrara è d’azzurro alla colomba d’argento col ramo d’ulivo nel becco, posta sur un monte di tre cime di verde, ed accompagnata in capo da un arcobaleno di tre colori rosso, oro e verde posto in sbarra.

Lo scudo è timbrato da un elmo di profilo ornato di piume o lambrechini.

Corona nobiliare.

Cimiero: un’aquilaspiegata di nero.

Motto: Ubi est amor et charitas ibi Deus est

Supporti: Due rami d’ulivo.

Quest’arma, senza motto e senza cimiero si trova in un antico sigillo di famiglia. L’aquila figura anche dentro lo scudo dei Pasini, in capo o al 1° o al 4° quartiere, secondo la concessione dell’Imperatore Federigo III, ma i Pasini di Ferrara usano generalmente lo stemma semplice, e solo aggiungano talvolta l’aquila in cimiero per ricordo di quella concessione.

Non possiamo comprendere come nel libro pubblicato nel 1840 intitolato Famiglie di Padova non si faccia alcuna menzione dei Pasini mentre si parla di famiglie di nessuna entità.

Lo stemma Pasini si trova in parecchi monumenti e si vede anche dipinto nelle sale dell’Università. Troviamo anzi che un ramo di questa famiglia usava la seguente arma:

Di rosso al capretto saliente d’oro accornato ed unghiato di nero, ed anche: di verde al capretto saliente d’argento, tenente in bocca un ramo d’ulivo di verde ed una banda di rosso attraversante.

Un altro ramo dei Pasini stabilito a Treviso portava:

D’azzurro alla colomba d’argento tenente nel becco un ramo d’ulivo di verde.

Pasini di Zara.

Arma antica: di rosso all’olivo sradicato di verde. Un lambello d’argento in capo a 5 pendenti e 4 gigli d’oro. Arma moderna: D’azzurro all’olivo sradicato d’oro accompagnato in capo da 4 gigli d’oro fra i 5 pendenti di un lambello di rosso.

Quest’arma ha molta analogia con quella dei Pasini nobili di Siena che è:

Di rosso all’olivo di verde posto in un monte di tre cime d’oro

Pasini di Modena.

Arma riportata nel Codice manoscritto del Cav. Fontana nella Biblioteca Estense. D’azzurro alla collina di verde sottotenente una sedia d’oro sormontatada una stella di 8 raggi dello stesso.

Quì diamo l’incisione dello stemma dei Pasini di Ferrara coi quartieri della nobiltà del S.R.I. di cui sono insigniti fino dal 1452.

P.C.A.

LIBRO "LE FAMIGLIE PASINI"
LIBRO "LE FAMIGLIE PASINI"
LISTA EXCEL PASINI
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LISTA TESTAMENTI PASINI IN VENEZIA
LISTA TESTAMENTI PASINI IN VENEZIA
FAMIGLIE BENETTI
FAMIGLIE BENETTI
FAMIGLIE CEOLA
FAMIGLIE CEOLA
FAMIGLIE FURLANETTO
FAMIGLIE FURLANETTO
FAMIGLIE PASTORI
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FAMIGLIE PAVAN
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FAMIGLIE PIERACCINI
FAMIGLIE PIERACCINI
FAMIGLIE TREVISAN
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